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venerdì 21 ottobre 2016

Scrittori e Scribacchini



Il mondo della scrittura ha subito notevoli cambiamenti soprattutto con l’avvento del self publishing. Poter pubblicare in assoluta libertà ha permesso a molti talentuosi di raggiungere il cuore dei lettori, senza dover passare per i tornelli, spesso affollati, delle case editrici. Tutto questo, lasciatemelo dire, è sensazionale.
Purtroppo però, come spesso accade, aprendo le porte non si fa entrare solo il sole e il caldo, ma anche le mosche. Sì, perché l’edizione fai da te ha dato la possibilità di pubblicare anche a coloro che non sanno scrivere, sfortunatamente. Il mio discorso da lettrice compulsiva vuole essere un invito e non una lapidazione. Un invito ad abbracciare l’umiltà .
Che cos’è l’umiltà? È una dote, prima di tutto, capace di far rimanere con i piedi per terra. È la capacità di fare autocritica. È l’intelligenza di comprendere i propri limiti. È, infine, la sensibilità di capire quando si sbaglia. 
È capitato a tutti di acquistare un libro e non esserne soddisfatti. Il problema era che non si aveva la possibilità poi di confrontarsi con l’autore. Ora, invece, grazie ai social l’autore è proprio lì, pronto ad ascoltare i suoi lettori. Ecco cosa differenzia in primo luogo uno scrittore da uno scribacchino: l’umiltà di ascoltare e incassare. 
Una trama può non piacere, non è un dramma, ma uno scrittore fa autocritica. Perché non sono arrivato a quel lettore? Dove posso aver sbagliato? Ecco cosa si domanda uno scrittore. 
Cosa accade, però, quando anche altri aspetti oltre a quelli puramente soggettivi entrano in gioco? Come si deve reagire davanti a orrori grammaticali impunemente lasciati lì e, per di più, a pagamento?
Uno scrittore si avvale di persone qualificate che vengono pagate per correggere quelle leggerezze che possono sfuggire. Uno scrittore lascerà dei refusi che verranno corretti. Uno scrittore davanti a un evidente errore grammaticale, scappato ai suoi occhi e a quelli di un editor, chiede scusa. 
Cosa fa uno scribacchino? Si indigna. Si eleva al di sopra del lettore attento e si disinteressa di lui. Uno scribacchino è convinto che le virgole siano opzionali, per esempio, e che stia all’autore sceglierne il luogo più idoneo. No. La virgola ha delle regole e, purtroppo, spesso vengono ignorate proprio da coloro che si spacciano scrittori e sono scribacchini, per esempio. 
Questo articolo vuole essere un invito all’umiltà. Riguardare, correggere e cercare di offrire un prodotto migliore. Questo fa uno scrittore.
Siate scrittori e non scribacchini. Date al lettore l’attenzione che merita perché è facile crogiolarsi nei commenti positivi me è  nell’affrontare le critiche che dimostrate la maturità. 
Affidatevi alle persone che vi mostrano i lati negativi della vostra storia perché sarà grazie a loro che la vostra storia sarà frutto di uno scrittore. Altrimenti, sarete scribacchini. 
A voi la scelta.

2 commenti:

  1. L'autopubblicazione. Un'opportunità meravigliosa che, come si diceva nel post, ha inaugurato una nuova ventata di entusiasmo, ventata che purtroppo è stata immediatamente ridimensionata dai suoi effetti collaterali. Il problema non è solo l'umiltà. Insieme sorgono inconvenienti con la maleducazione, la scorrettezza e addirittura il plagio.Io, che ho venduto molto poco sul web, ma che ho stampato ed esaurito sistematicamente tutte le copie, vedo i miei lettori ritornare, quasi tutti, chiedermi del nuovo libro, prenotarsi. Qualcuno, giustamente, muove delle critiche ed io ne tengo conto, annotando a margine ogni osservazione. Ho rischiato di vincere un concorso ma non è successo. Al mio è stato preferito un testo che parlava di problemi e paranoie. Del resto, la letteratura italiana contemporanea è fatta di problemi e paranoie. Tuttavia me ne sono fatto una ragione e dormo lo stesso sonno tranquilli. Quello che non mi va giù, è che la sovrapproduzione di testi ha portato alla saturazione del mercato e addirittura, in certi casi, alla chiusura delle analisi manoscritti da parte delle case editrici. Nelle librerie si assiste a scene patetiche, dove i duecento e oltre testi in sfumatura di grigio, giacciono tutti uguali in un cassone presso l'uscita, un po' come i dolciumi cariogeni nei supermercati. Sono lì, accanto alla letteratura sugli zombie, utile solo a farsi saccheggiare idee a gratis da qualche serie TV. Peccato davvero, perché nell'universo delle autopubblicazioni brillano delle stelle di prima grandezza, alcune delle quali (ma solamente all'estero) hanno letteralmente sbancato il botteghino (vedi La ragazza del treno o Cinquanta sfumature di grigio, appunto). Io sono ottimista, l'energia si compensa ed i vasi comunicanti si colmano, prima o poi. Resto in attesa, fiducioso che presto, il delirio dello scrivere a qualsiasi costo, non importa come, non importa cosa, si calmi un po'...

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    1. Hai perfettamente centrato il punto Roberto. Sovrapproduzione e sopravvalutazione: nel primo caso si origina un'offerta talmente alta da non consentire una scelta oculata; nel secondo ognuno può credere di poter emozionare con le parole.
      Attenzione, non sono contro la democrazia della scrittura ma contro l'autocelebrazione. Sono convinta che le CE si siano chiuse troppo a riccio negli ultimi anni costringendo tanti autori a trovare strade alternative e, fra queste, il self. È una cosa magnifica a mio avviso, tanto che come tu stesso hai sottolineato in America ha creato dei veri e propri best seller. Di contro c'è l'autocelebrazione: autori mediocri, talvolta "analfabeti", che non solo ignorano le critiche ma scambiano un parere negativo per invidia. Questa cosa è assurda. Se io scrivessi e qualcuno mi muovesse critiche sarei la prima a pormi delle domande e a cercare di migliorare.
      Condivido con te il positivismo: prima o poi la ruota gira e ciò che ora non è più di moda (buon gusto, educazione, rispetto e immaginazione produttiva) tornerà ad esserlo.
      Grazie mille per aver dedicato un po' del tuo tempo a scambiare opinioni con me.

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